Luci nella controversia: il Rally di Monte Carlo del 1966 e la squalifica storica delle Mini Cooper

Il Rally di Monte Carlo è stato da sempre una competizione che mette alla prova non solo la velocità, ma anche la resistenza e l’abilità degli piloti. L’edizione del 1966 è particolarmente memorabile per la sua controversia e il suo impatto sul mondo del rally.
Quell’anno aveva attirato un gran numero di team e piloti di alto profilo. Tra questi, la British Motor Corporation (BMC) aveva schierato le sue Mini Cooper S, auto piccole ma potenti, guidate da piloti del calibro di Timo Mäkinen, Rauno Aaltonen e Paddy Hopkirk. Queste Mini erano favorite per la vittoria grazie alla loro agilità e alla capacità di gestire le difficili condizioni invernali del percorso.
Durante la gara, le Mini dimostrarono la loro superiorità. Mäkinen, in particolare, guidava con una maestria eccezionale, affrontando strade ghiacciate e tratti innevati con grande abilità. Alla fine della gara le Mini Cooper occupavano i primi tre posti, sembrava una vittoria schiacciante.
Tuttavia, subito dopo l’arrivo, nacque una controversia. Gli organizzatori del rally decisero di squalificare le prime tre Mini a causa di una presunta irregolarità nelle loro luci anteriori. Secondo i regolamenti, le auto dovevano essere equipaggiate con lampadine da 55 watt, ma le Mini le avevano installate da 100 watt. Sebbene altre auto nella competizione avessero luci simili, solo le Mini furono squalificate.
Questa decisione fu accolta con incredulità e indignazione sia dai team coinvolti sia dagli appassionati di rally. Questa squalifica fece scalpore nel mondo del motorsport e sollevò questioni riguardanti l’equità e la consistenza delle regole nel rally.
La vittoria fu quindi assegnata a Pauli Toivonen su Citroën, ma la controversia rimase a lungo nel ricordo degli appassionati. Questo episodio non solo ha mostrato la natura competitiva e spesso imprevedibile del rally, ma ha anche evidenziato l’importanza di regole chiare e coerenti nel motorsport. La gara del 1966 è rimasta nella storia come un esempio di come il rally, fin dai suoi esordi, fosse un mix di abilità di guida, ingegneria, strategia e, a volte, decisioni arbitrarie.
RACEFEVER: alla velocità non si comanda.

Tommaso Fatichi

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